Le mie rose
Se dovessi raccontare come
mi sono appassionata alle rose direi una bugia. Non c'è stato un
momento preciso in cui una folgorazione dal cielo mi ha
colpito,inducendomi la passione che ora mi anima nei riguardi delle
rose. Penso sia stato un naturale scivolamento tra l'indifferenza
infantile e la consapevolezza della bellezza del fiore per eccellenza.
La scuola superiore che scelsi fu l'Istituto Tecnico Agrario,e lì di
rose ce ne erano,ma ancora nulla si muoveva nella mia testolina
adolescenziale. Le vedevo,erano belle,ma null'altro,no,penso che l'amore
è nato nel momento che ho cominciato a coltivare le " mie rose".
Abito
in campagna,ho un grande giardino e quando fu il momento di
ingentilirlo fu una scelta naturale piantare qualche rosa e da lì
comincia l'avventura. Il primo rosaio che piantai si chiama Antico
Amore,visto su un catalogo di Barni,che penso sia stato uno dei maggiori
ispiratori di molti amanti delle rose. E' un ibrido di
tea,resistente,rifiorente,con rose di forma simil antica,color rosa
carnicino,non molto profumato,ma molto carino. Il catalogo diceva che
raggiungeva l'altezza massima di 1,5 m ed io ,tutta contenta, mi sono
detta che sarebbe stato perfetto fuori della porta del salotto. Già mi
vedevo,la mattina di primavera,uscire e ammirare ad altezza occhi quelle
belle rose. Beh,lo prendo,lo pianto e attendo. La pianta attecchisce
durante la primavera ed io fiduciosa a spiare i nuovi getti per veder
nascere le mie prime rose e quella nulla. Passano i mesi e quella
nulla,mi fa un cespuglio meraviglioso,con lunghi getti bronzei e quella
nulla,poi viene l'inverno e di nuovo la buona stagione e quella nulla.
Insomma ci son voluti due anni per veder sbocciare le carnose rose di
Antico Amore,solo che erano a due metri e mezzo dal suolo ed io
,praticamente ,me le godo dalla finestra della camera,che è al primo
piano.
Ma ormai il seme,e non solo metaforicamente,era
germogliato e da quel momento non c'è stata annata che non abbia visto
mettere a dimora o invasare nuovi rosai. E come tutti gli amanti di una
qualsiasi specie sanno c'è un percorso da fare,con dei passaggi ben
precisi, Anche perchè le rose offrono una tale varietà di forme e colori
che c'è veramente da sbizzarrirsi.
Infatti il mio step
successivo furono le antiche varietà,ma all'epoca non erano molto di
moda ed ebbi le mie difficoltà per procurarmi quello che mi
piaceva,inoltre spesso i rosai antichi possono essere più delicati e
questo lo scoprii a mie spese. Comunque,a distanza di più di 20 anni,un
piccolo rosaio di M.me Hardy ancora mi allieta con la sua esigua
fioritura di corolle perfette. Un'altra sorpresa fu Costance
Spry,creatura di Austin,dichiarato rosaio con altezza massima di 2,5
m,che piazzai in un angolo della recinzione e che divenne in brevissimo
tempo un cespuglio ramificato con getti talvolta anche di 4 m,degno
della foresta amazzonica più profonda,e con una delle fioriture più
belle che abbia mai visto.
A fronte di queste meraviglie ho
avuto anche delusioni cocenti,e non poche,anzi molte. Con Costance Spry
inaugurai il periodo Austin piantando qua e là i suoi rosai, Sharifa
Asma, Abraham Darby,Pat Austin,Ambridge Rose e altre cinque o sei
varietà. Furono un successone per un paio di anni e poi pof! Seccati in
meno di una stagione,tanto che da allora i rosai di Austin me li tengo
in vaso e stop.
Devo confessare anche una sviscerata passione
per varietà molto più economiche,per anni ho piantato quei poveri rosai a
radice nuda, un poco stenti,che vengono venduti dalla grande
distribuzione,in quei sacchetti di plastica verdi o rossi,con la foto
della varietà davanti. Quando li vedo lì,negli scaffali del
supermercato,si manifesta lo stesso sentimento che mi ha permesso di
riempirmi la casa di animali andicappati,mi fanno pena. Così,anche se
quella varietà non mi piace proprio,la prendo e magari la pianto nel
bosco,nel tentativo di dargli una vita decorosa. Comunque le sorprese
più belle le ho proprio avute dai famosi sacchetti, perchè,in due
occasioni diverse, hanno prodotto due rosai,uno a cespuglio e l'altro
rampicante di una bellezza particolare. I nomi? Persi con il passare
delle stagioni,forse perchè ne pianto veramente troppi e non me lo
ricordo il nome di tutte le mie creature.
Ma forse questo non è
un problema,che mi importa di sapere il suo nome quando ogni anno mi
rallegra con il regalo dei suoi fiori,quello che io cerco non è la sua
genealogia,ma la gioia che è capace di far scaturire dal mio cuore
e,come ha detto uno ben più dotto di me,la rosa e la sua bellezza
esistono da ben prima che gli dessimo un nome.
Dr.Elisabetta Meregalli www.lerosedifirenze.com
Nessun commento:
Posta un commento